Visita al produttore di vini bio BOLLA

Sabato 16 marzo siamo andati a visitare il produttore di vini biologici BOLLA.
Abbiamo abbinato alla visita anche la gita in mattinata al suggestivo castello di Serralunga d’Alba che, slanciato e maestoso, domina uno dei borghi più belli e intatti delle Langhe. Circondato dalle colline dei grandi vini, è il simbolo indelebile di questo paesaggio.

Con un’ospitalità fuori dal comune, Roberto, la moglie Viviana ed il figlio Lorenzo (enotecnico  che oggi, con la sorella Lara, conduce l’azienda di famiglia giunta alla terza generazione di ‘Bula’) ci hanno fatto trovare una tavola imbandita coi prodotti della loro terra.

La convivialità è accresciuta condividendo tra di noi quanto si era portato per il proprio pranzo al sacco, ed il nettare degli Dei targato ‘Bula’ ha sicuramente aiutato.

Dopo pranzo il sig. Roberto, vero appassionato del suo lavoro, ci ha portato prima a fare un giro in cantina, dove ci ha spiegato le varie fasi della produzione vitivinicola, e quindi a visitare i suoi vigneti, spiegandoci come coltiva i vitigni col metodo biologico.

Il produttore Bolla ha 7 ettari di terreno che da 52 anni coltiva con varie tipologie di vitigni.

Rossi: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo. 
Bianchi: Chardonnay, Viognier.

Il vitigno di Viognier è l’ultimo inserito nella coltivazione, perché è molto più resistente alla flavescenza dorata e produce l’omonimo vino dalla profumazione floreale assieme a pesca e miele.

Roberto ci ha spiegato che non dà pesticidi, né diserbante. Per combattere il bruco notturno, chiamato Nottua (Noctua fimbriata) che mangia le prime gemme delle viti, ogni notte, per circa un mese, va in vigna a togliere questi animaletti manualmente.
Varietà come il Nebbiolo non sono in grado di portare avanti una fruttificazione consistente sulle gemme secondarie. Quindi, nel caso in cui vengano danneggiate le principali, la pianta non sarà in grado di produrre uva. A causa delle temperature più alte della media, Roberto ci diceva che questi parassiti stavano comparendo nel periodo della nostra visita con un paio di settimane in anticipo.

Inoltre, sempre di notte, irrora le piante con il piretro per difenderle dai parassiti. Il piretro va dato necessariamente di notte perché è fotosensibile e darlo quindi di giorno ne farebbe perdere l’efficacia.

Chi produce vino biologico ha il problema dei vitigni confinanti, se non sono anch’essi coltivati col metodo biologico, in quanto vengono dati i pesticidi che si diffondono nell’aria. Così, prima del raccolto, vengono raccolte le prime uve fino a 3-4 metri dal confine, che verranno poi vendute, mentre le altre più distanti, saranno utilizzate per produrre il vino.

Di fianco alle viti vengono piantate delle piante di colza perché queste sono piante che fissano l’azoto nel terreno e quindi aiutano a trattenere questa sostanza utile alle viti.

Abbiamo notato come i suoi vitigni non avessero reti antigrandine e gliene abbiamo chiesto il motivo. La motivazione, ci ha detto, è prettamente economica: installare reti antigrandine su tutti i vitigni avrebbe un costo troppo alto per la tipologia di vino che si produce e questo costo è sostenibile solo da chi coltiva e vende Barolo.

Dall’alto della collina ci ha mostrato dove si trovano le sue piante di nocciole: nella parte più bassa della collina stessa, meno esposta al sole; meglio sia per il nocciolo che per la vite. 

Terminato il giro in vigna, abbiamo approfittato per comprarci qualche ‘promemoria’ della visita.

Prima di rientrare a casa, il meteo invitava ad affacciarsi dal Belvedere di LaMorra: il panorama da cui abbiamo salutato le Langhe era davvero spettacolare.

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APPUNTI:

Esiste un vitigno di uva bianca che è molto resistente alle malattie ed ai parassiti, che però costa di più rispetto al vitigno normalmente utilizzato. Un vitigno normale costa €2 mentre questo vitigno più resistente costa €4 in quanto vanno pagate anche le royalties all’Università di Udine, che ha sviluppato questo vitigno tramite incroci.

Il vitigno produce dopo 3 anni che è stato piantato.